< Atti 26

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[1] Il re Agrippa disse a Paolo: - Ora tu puoi difenderti. Allora Paolo fece un cenno con la mano e si difese così:
[2] "Sono contento, o re Agrippa, di potermi difendere oggi, davanti a te, di tutte le accuse che gli Ebrei lanciano contro di me.
[3] So che tu conosci molto bene le usanze e le questioni religiose degli Ebrei. Ti prego dunque di ascoltarmi con pazienza.
[4] "Tutti gli Ebrei sono al corrente della mia vita: fin da quando ero ragazzo ho vissuto tra il mio popolo, a Gerusalemme.
[5] E tutti sanno anche, da molto tempo, che io ero fariseo e vivevo nel gruppo più rigoroso della nostra religione. Se vogliono, essi lo possono testimoniare.
[6] Ora invece mi trovo sotto processo, perché spero nella promessa che Dio ha fatto ai nostri padri.
[7] Anche le dodici tribù del nostro popolo servono Dio con perseveranza giorno e notte, perché sperano di vedere realizzata questa promessa. Proprio per questa speranza, o re, io sono accusato dagli Ebrei.
[8] Perché ritenete assurdo che Dio faccia ritornare i morti alla vita?
[9] "Anch' io una volta credevo di dover combattere contro Gesù, il Nazareno,
[10] ed è quello che ho fatto in Gerusalemme. I capi dei sacerdoti mi avevano dato un potere speciale, e io gettai in prigione molti cristiani. E quando essi venivano condannati a morte, anch' io votavo contro di loro.
[11] Spesso andavo da una sinagoga all' altra per costringerli con torture a bestemmiare. Ero crudele contro i cristiani senza alcun riguardo, e li perseguitavo anche nelle città straniere.
[12] "Un giorno però stavo andando a Damasco: i capi dei sacerdoti mi avevano autorizzato dandomi pieni poteri.
[13] Durante il viaggio, o re Agrippa, io vidi, in pieno giorno, una luce che scendeva dal cielo e sfolgorava intorno a me e a quelli che mi accompagnavano: era più forte del sole.
[14] Tutti cademmo a terra, e io sentii una voce in ebraico che diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Perché ti rivolti come fa un animale quando il suo padrone lo pungola?
[15] "Io domandai: Chi sei Signore? "Allora il Signore rispose: Io sono Gesù, quello che tu perseguiti.
[16] Ma ora àlzati e sta' in piedi. Io ti sono apparso per fare di te un mio servitore. Tu mi renderai testimonianza dicendo quello che hai visto oggi e proclamando quello che ti rivelerò ancora.
[17] Io ti libererò da tutti i pericoli, quando ti manderò dagli Ebrei e dai pagani.
[18] Andrai da loro per aprire i loro occhi, per farli passare dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio. Quelli che crederanno in me riceveranno il perdono dei loro peccati e faranno parte del mio popolo santo.
[19] "Perciò, o re Agrippa, io non ho disubbidito a questa apparizione celeste,
[20] ma mi sono messo a predicare prima agli abitanti di Damasco e di Gerusalemme, poi a quelli della provincia della Giudea e anche ai pagani. A tutti dicevo di cambiar vita e di ritornare all' unico Dio mostrando con le azioni la sincerità della loro conversione.
[21] Questo è il motivo per il quale gli Ebrei mi arrestarono mentre ero nel Tempio e tentarono di uccidermi.
[22] Ma Dio mi ha dato il suo aiuto fino ad oggi: per questo sono testimone di Cristo davanti a tutti, piccoli e grandi. Io dico soltanto quello che gli scritti dei profeti e la legge di Mosè avevano previsto per il futuro:
[23] e cioè che il Messia doveva soffrire, che doveva essere il primo a risuscitare dai morti, e che doveva portare al popolo di Israele e ai pagani una luminosa speranza".
[24] Mentre Paolo parlava così per difendersi, il governatore Festo disse ad alta voce: - Tu sei pazzo, Paolo! Hai studiato troppo e sei diventato matto!
[25] Ma Paolo gli rispose: - Io non sono pazzo, eccellentissimo Festo; sto dicendo cose vere e ragionevoli.
[26] Il re Agrippa conosce bene queste cose e a lui posso parlare con franchezza. I fatti dei quali sto parlando non sono accaduti in segreto: per questo io penso che egli li conosce tutti.
[27] Re Agrippa, credi alle promesse dei profeti? Io so che tu ci credi!
[28] Agrippa allora rispose a Paolo: - Ancora un po' e tu mi convincerai a farmi cristiano.
[29] Paolo gli disse: - Io non so quanto manca alla tua conversione. Vorrei però chiedere a Dio che non solo tu, ma tutti quelli che oggi mi ascoltano diventino simili a me, tranne ovviamente per queste catene.
[30] Allora il re Agrippa si alzò e con lui anche il governatore Festo, Berenìce e tutti quelli che avevano partecipato alla seduta.
[31] Mentre si allontanavano parlavano insieme e dicevano: "Quest' uomo non ha fatto niente che meriti la morte o la prigione".
[32] Agrippa disse a Festo: "Se non avesse fatto ricorso all' imperatore, quest' uomo poteva essere liberato".