< Atti 25

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[1] Il governatore Festo, dunque, arrivò nella sua provincia e dopo tre giorni salì dalla città di Cesarèa a Gerusalemme.
[2] Subito vennero da lui i capi dei sacerdoti e i capi degli Ebrei e presentarono le loro accuse contro Paolo. Con molta insistenza,
[3] per l' odio che avevano contro Paolo, chiesero a Festo il favore di farlo condurre a Gerusalemme. Stavano infatti preparando un tranello per ammazzarlo durante il viaggio.
[4] Ma Festo rispose: "Paolo deve restare in prigione a Cesarèa. Anch' io vi tornerò presto.
[5] Quelli tra voi che hanno autorità vengano con me a Cesarèa, e se quest' uomo è colpevole di qualche cosa, là lo potranno accusare".
[6] Festo rimase a Gerusalemme ancora otto o dieci giorni, poi ritornò a Cesarèa. Il giorno dopo aprì il processo e fece portare Paolo in tribunale.
[7] Appena arrivò, gli Ebrei venuti da Gerusalemme lo circondarono e lanciarono contro di lui molte gravi accuse. Essi però non erano capaci di provarle.
[8] Paolo allora parlò in sua difesa e disse: - Io non ho fatto niente di male: né contro la legge degli Ebrei, né contro il Tempio e neppure contro l' imperatore romano.
[9] Festo però voleva fare un favore agli Ebrei; perciò domandò a Paolo: - Accetti di andare a Gerusalemme? Il processo per queste accuse potrebbe essere fatto là, davanti a me.
[10] Ma Paolo rispose: - Mi trovo davanti al tribunale dell' imperatore: qui devo essere processato. Io non ho fatto nessun torto agli Ebrei e tu lo sai molto bene.
[11] Se dunque sono colpevole e ho fatto qualcosa che merita la morte, io non rifiuto di morire. Ma se non c' è niente di vero nelle accuse che questa gente lancia contro di me, nessuno ha potere di consegnarmi a loro. Io faccio ricorso all' imperatore.
[12] Allora Festo si consultò con i suoi consiglieri. Poi decise: - Tu hai fatto ricorso all' imperatore e dall' imperatore andrai.
[13] Alcuni giorni dopo il re Agrippa e sua sorella Berenìce arrivarono a Cesarèa per salutare Festo.
[14] Siccome si fermarono parecchi giorni, Festo raccontò al re il caso di Paolo. Gli disse: "Il governatore Felice mi ha lasciato qui un prigioniero.
[15] Quando io mi trovavo a Gerusalemme vennero da me i capi dei sacerdoti e i capi degli Ebrei per accusarlo e mi domandarono di condannarlo.
[16] Risposi loro che i Romani non hanno l' abitudine di condannare un uomo prima che egli abbia la possibilità di difendersi davanti ai suoi accusatori.
[17] I capi dei sacerdoti e i capi degli Ebrei vennero dunque qui da me, e io, senza perder tempo, il giorno dopo cominciai il processo e vi feci condurre anche Paolo.
[18] Quelli che lo accusavano si misero attorno a lui, e io pensavo che lo avrebbero accusato di alcuni delitti. Invece no:
[19] si trattava solo di questioni che riguardano la loro religione e un certo Gesù, che è morto, mentre Paolo sosteneva che è ancora vivo.
[20] Di fronte a un caso come questo io non sapevo che decisione prendere; perciò domandai a Paolo se accettava di andare a Gerusalemme e di essere processato in quella città.
[21] Ma Paolo fece ricorso e volle che la sua causa fosse riservata all' imperatore. Allora ho comandato di tenerlo in prigione fino a quando non potrò mandarlo all' imperatore".
[22] A questo punto il re Agrippa disse al governatore Festo: - Avrei piacere anch' io di ascoltare quest' uomo! E Festo gli rispose: - Domani lo potrai ascoltare.
[23] Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce arrivarono con grande seguito ed entrarono nell' aula delle udienze, accompagnati dai comandanti e dai cittadini più importanti. Festo fece venire Paolo
[24] e disse: - Re Agrippa e voi cittadini tutti, qui presenti con noi: questo è l' uomo per il quale il popolo degli Ebrei si è rivolto a me a Gerusalemme e in questa città. Essi pretendono di farlo morire;
[25] io invece mi sono convinto che egli non ha commesso niente che meriti la condanna a morte. Ora egli ha fatto ricorso all' imperatore e io ho deciso di mandarlo a lui.
[26] Sul suo caso però non ho nulla di preciso da scrivere all' imperatore. Perciò ho voluto condurlo qui davanti a voi e specialmente davanti a te, re Agrippa, per avere, dopo questa udienza, qualcosa da scrivere all' imperatore.
[27] Mi sembra assurdo infatti mandare a Roma un prigioniero senza indicare le accuse che si fanno contro di lui.